A Villaverde nel villaggio nuragico di Brunku ‘e s’omu arriva La vedova scalza

LA VEDOVA SCALZA, da Salvatore Niffoi, è lo spettacolo che sbarcherà il 7 settembre a Villaverde, alle 19, nel villaggio nuragico di Brunku ‘e S’omu, con Carla Orrù, Fabrizio Congia, Marco Secchi,e Andrea Vargiu maschere Marilena Pitturru musiche Menhir costumi Marilena Pitturru, Salvatore Aresu Regia Maria Virginia Siriu
Tratto dall’omonimo romanzo di Salvatore Niffoi vincitore del Premio Campiello 2006, lo spettacolo accompagna gli spettatori lungo un percorso catartico che dalla cieca violenza sfocia nel suo rifiuto. La vendetta, la sopraffazione, l’onore da lavare col sangue sono gli ingombranti concetti che vengono messi in dubbio.
Siamo nella Barbagia degli anni ’30, popolata di piccoli paesi in cui la vita è regolata dai podestà fascisti e dalle leggi non scritte della società tradizionale. La violenza è ovunque: nello strapotere fascista, nelle angherie delle forze dell’ordine, nel sistema di usi e consuetudini che fossilizza i membri della società in una serie di ruoli prescritti e azioni comandate. La donna ne fa parte in quanto essere quasi annichilito: dedita alla vita rurale, è destinata solo alla preghiera e alla procreazione. La protagonista, Mintonia, appare da subito come il personaggio adatto a rompere questo circolo vizioso autoperpetuantesi: al contrario delle donne del suo paese, si istruisce, legge Grazia Deledda e Tolstoj, è recalcitrante all’idea di subire dei soprusi senza proferir parola. Sceglie da sé il proprio marito, Micheddu, a dispetto della contrarietà dell’intero paese che lo guarda con sdegno a causa del suo carattere ribelle. Micheddu, come Mintonia, non ama sottomettersi al potere, e presto finisce nel mirino del brigadier Centini. Il concatenarsi degli eventi costringe Micheddu alla latitanza. Infine, verrà ucciso e smembrato orribilmente. Rimasta sola con un figlio da crescere, Mintonia brucia dal desiderio di vendicarsi uccidendo il mandante, Centini. Riesce a introdursi nella casa del brigadiere e, dopo averlo sedotto, lo accoltella a morte. Subito dopo, scappa in Argentina. Se la violenza dovesse trionfare, tutto finirebbe così. Invece Mintonia, seppur colpevole, diventa il motore del cambiamento: accortasi di essere rimasta incinta di Centini, decide di tenere il bambino. Cresce dunque i suoi due figli, l’uno del marito vendicato, l’altro del mandante ucciso, come fratelli. La vendetta non ha più senso, il peso del rimorso è un prezzo troppo caro da pagare: il perdono rappresenta l’unica via di fuga dalla spirale di sangue. Mintonia si sporca le mani di sangue, ma si redime, dando la vita dopo averla levata. È una dispensatrice di morte che si converte alla vita, usando l’empatia e l’intelligenza.
Dicono de La vedova scalza : “ Un’opera al nero, nella quale ritornano i temi dell’incontro-scontro tra tradizione e modernità, della violenza che chiama violenza e dell’ineluttabilità della vendetta, argomenti al centro delle opere di Niffoi. Il tutto sullo sfondo di una Barbagia terra della ferocia e della violenza, quasi un’arcadia in senso rovesciato, protagonista anch’essa al pari degli altri personaggi nella vicenda raccontata da Niffoi e portata in scena da Maria Virginia Siriu.” (Jacopo Casula, Sulcis Iglesiente Oggi)
“Perfetti i tre interpreti, soprattutto Carla Orrù, che riesce a rendere perfettamente il carattere della protagonista, una donna che è allo stesso tempo vittima e carnefice. Tra gli altri punti di forza dell’allestimento curato da Maria Virginia Siriu, il suggestivo uso delle luci, che regalano ampiezza e profondità al palcoscenico, trasportando lo spettatore in una Sardegna astratta e senza tempo, una terra nella quale sono ancora vivi il mito della terra e quello del sangue.” (Jacopo Casula, Sulcis Iglesiente Oggi)
“ La valente Mintonia diventerà una guerriera, e vorrà vendicarsi, facendo suo senza pensarci il durissimo codice della legge barbaricina. È nel carattere della donna essere sanguigna, fumantina, ruvida nella sua gelosia per quella femmina del nord, bionda, sinuosa, la moglie del brigadiere che non riesce a dargli figli ma che pare soddisfi anche le voglie di altri compaesani… Terrigna e scabra è anche la lingua sarda, che irrompe nel testo quanto più ci si avvicina ai sentimenti e agli istinti primari. Questa mistura linguistica è interessante, italiano e dialetto (ci perdonino gli isolani se lo definiamo tale, per una volta) si alternano con buon ritmo e questo aspetto è senz’altro uno dei punti forti dello spettacolo, insieme alla indubbia qualità interpretativa della protagonista: la brava Carla Orrù , che dà voce e corpo, sinceri e sentitissimi, a un personaggio che – da attrice – l’ha molto colpita umanamente.” (Elena Scolari, Pane Acqua e Culture)
“La vicenda, anche per noi che veniamo dal nord, ha un’attrattiva che sa di coraggio, di avventure da brigantaggio, di vendette sanguinose e dal sapore un po’ western: rese dei conti memorabili e astuti sotterfugi di femmina. Data la natura letteraria della fonte, il lavoro di riscrittura drammaturgica di Maria Virginia Siriu che cura anche la regia – è approfondito […] Ci sono tutti gli ingredienti per tenere gli spettatori incollati alle


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